Le 50 azioni del Piano Strategico del Turismo.
Le recenti dichiarazioni del Ministro Centinaio, dimostrano visione, una buona dose di praticità ed attenzione ai reali interessi dei vari attori del Turismo nostrano.
Le premesse sono buone e le aspettative sono grandi. Immaginiamo che, in mancanza di un passaggio di consegne da parte di Franceschini (in caso le avrebbe date a Bonisoli) il Ministro decida, come sarebbe logico, di partire dal Piano Strategico del Turismo (PST).
Il PST a nostro avviso è eccessivamente sbilanciato su temi di cultura, conservazione del patrimonio, sostenibilità socio-ambientale e sviluppo dei territori meno visitati, più che di quello del Turismo in generale . Temi più che degni e super politicamente corretti, ma per la maggior parte avulsi dalla realtà e dalle effettive necessità del comparto.
Insomma la lettera “S “ dell’ acronimo PST più che per Strategico, riferito al piano, sembra stare per Sostenibile, come aggettivo di un tipo di Turismo, al quale sembra si voglia esclusivamente puntare.
Come già detto riteniamo sbagliate alcune importanti premesse del PST come quella che solo il 10 % del Turismo in Italia sarebbe organizzato, o la stima di quasi 65 milioni di arrivi per il 2017, quando il dato definitivo è stato poi vicino ai 59 milioni.
Per passare dalla fase “strategica” a quella operativa, cioè dalle parole ai fatti , è necessario leggere il cosidetto piano attuattivo per il biennio 2017- 2018.
Le 50 iniziative individuate ed in parte avviate per il biennio 2017–2018 sarebbero caratterizzate da sostenibilità, innovazione , fattibilità, cantierabilità e sostenibilità ( questa volta finanziaria).
Cinquanta azioni che sarebbero state scelte tra ben 200 (sic!) frutto del metodo aperto e partecipato che ha caratterizzato la stesura del PST, attraverso la piattaforma partecipativa on line, gli input del Comitato Permanente, la partecipazione a tavoli interministeriali e la condivisione con regioni e stakeholder vari.
Sulla piattaforma stendiamo un velo pietoso, mentre sulla condivisione da parte di stakeholder vari, continuiamo ad avere i nostri dubbi, nonostante le rituali e diplomatiche dichiarazioni di assesori regionali o vertici delle più importanti associazioni di categoria che a suo tempo hanno applaudito al varo di questo piano.
Forse ci sbagliamo, visto che in questo recente tweet Confturismo invita il nuovo ministro, tra le altre cose, a ripartire proprio dal PST, sostenendo che questo( e non Franceschini come si potrebbe leggere a prima vista) sia nato senza risorse.
Per risparmiarvi la lettura del brutto PDF di 50 pagine del piano attuativo, abbiamo provato a sintetizzare nella seguente tabella le 50 azioni previste, per le quali sarebbero attivi fondi di finanziamento pari a 600 milioni di euro.”Altri strumenti finanziari in corso di programmazione contribuiranno all’ attuazione degli interventi selezionati”. D’altra parte calcolare l’ investimento totale del Paese per lo sviluppo del Turismo, considerando spesa regioni e fondi vari europei, è una mission impossible !
Non è facile capire se queste risorse esistano davvero, ed ancora di più districarsi in un calderone inter-ministeriale che riguarda infrastrutture, conservazione del patrimonio , sviluppo di cammini e territori…. ed anche “qualcosa ” di marketing e vera promozione.
Alcune azioni sono in corso sin dal 2017, altre ancora da attuare. Il valore finanziario di 18 azioni è ancora da definire , mentre 8 non avrebbero alcun costo(affermazione che desta sempre qualche perplessità). A prima vista appaiono grandi sperequazioni tra gli investimenti previsti per l’ una o l’altra, ed una certa superficialità nella progettazione di quelle più interessanti dal punto di vista del tradizionale marketing di destinazione.
In particolare ci sembra irrisorio l’ investimento previsto per il Catalogo digitale dell offerta turistica nazionale . Se per questo si intende lo sviluppo pensato per il travagliato sito nazionale è bene ricordare che la Francia di recente ha rilanciato il suo spendendo 2 milioni di euro.
Che dire poi di questo Destination Management System unico nazionale ? Ancora c’è qualcuno che pensa alla commercializzazione attraverso integrazione di servizi privati con quelli pubblici ? E se anche fosse possibile costerebbe solo 170 mila euro, quasi la metà del budget per la Alta Via dei Musei della Magna Grecia ?
Altre azioni come Porte d’ Italia sono davvero incomprensibili e riflettono le farneticanti teorie della DG MIBACT su una sorta di ragnatela del turismo che vedrebbe aereoporti o stazioni ferroviarie come porte di accesso e punti strategici di accoglienza dei turisti… da dirottare poi su aree meno vistate.
ENIT è indicata tra i partner in 15 azioni (probabilmente è solo un refuso il fatto che per l’ azione Destinazione della Salute l’ Agenzia non sia tra i partner, nonostante il previsto impiego del suo budget ).
Solo tre azioni vedrebbero ENIT come lead partner, tra le quali ovviamente il piano attuattivo dell’ Agenzia . Anche questo, relativo al triennio 2016–2018, più che un piano è l’ ennesimo documento molto didascalico e poco concreto, con molti spunti degni di un Bignami per istituti tecnici del Turismo.
Bene invece leggere di una campagna straordinaria di comunicazione della Destinazione Italia per la quale sono stati previsti 20 milioni di euro. Ma che fine ha fatto ? Idem per i progetti MISE Unioncamere e molti altri.
Il Ministro Centinaio ha più volte detto che intende giustamente restituire dignità e centralità all’ ENIT. Pare evidente però il ruolo marginale dell’ Agenzia in questo piano, a dimostrazione di come negli ultimi anni ci sia stata un’ evidente prevaricazione di campo da parte della Direzione Generale Turismo ex MIBACT.
Come sta andando questo piano operativo ?
Tra i mantra del PST , oltre al suddetto presunto metodo partecipato , che però non vede nessuna associazione di categoria tra i partner attuattivi , spiccano termini come “pervasività “ e funzione di “bilancio sociale” dello stesso. Condizioni che forse sarebbero realizzabili attraverso l’ effettiva implementazione di quanto previsto nella appendice 2 a proposito di “cruscotto di monitoraggio” “indicatori sentinella”, revisione delle statistiche nazionali ( quanto mai urgente )e condivisione di un modello di valutazione e “sorveglianza “ del PST.
Tutte cose ad oggi non ancora note, e che fanno sì che un piano operativo senza responsabilità chiare e misurazione dei risultati serva a poco.
Il 2018 si avvia ormai alla conclusione con qualche chiaro-scuro, visti anche i segnali che arrivano dalla Spagna. Il quadro non è così roseo, anzi tende al grigio , ed è per questo che ci è venuto facile scherzare sull’ associazione tra le 50 azioni del PST …ed il titolo del famoso libro e successivi film.
Sarà necessario tracciare un nuovo e vero piano ? Dispiace solo pensarlo, se è vero, come qualcuno sostiene, che l’attuale sia stato pagato la bellezza di 1,5 milioni di euro ad Invitalia !
Insomma non ci resta che rinnovare gli auguri di buon lavoro al Ministro Centinaio sperando che possa davvero cambiare certe cose che da troppo tempo attendono, e che al posto di tanto grigio.. si possa mettere un po´di “nero su bianco”.